Interior design anni 70
Gli anni 70 rappresentano un periodo di grandi conquiste sociali, che si rispecchiano in significativi cambiamenti nel modo di comunicare, di vestirsi e di arredare . Sono gli anni in cui nascono i movimenti radicali e il design post-moderno, e in cui vengono progettati i primi computer e forni a microonde.I 70 sono anche gli anni della contraddizione con la “c” maiuscola, in cui il rifiuto al consumismo si accompagna a tecnologie futuristiche, mentre i toni grigi di fabbriche e industrie si mischiano ad un'esplosione di colori vivaci all'interno delle case.Il design di interni si trova di fronte ad una vera e propria rivoluzione dei colori e delle decorazioni. Fiori e forme geometriche diventano protagonisti, si iniziano a studiare con attenzione luci e superfici e si afferma fortemente la voglia di provocare e stupire attraverso scelte eclettiche e stravaganti.D'altronde, l'auto-espressione e l'individualità sono i tratti distintivi di questo periodo. E l'interior design anni 70 li rispecchia perfettamente.In foto letto Couche di Baxter. La collezione presentata da Baxter in occasione del Salone del Mobile 2016 propone linee, materiali e colori di chiara ispirazione anni 70. I colori degli imbottiti si rifanno così alla moda di quegli anni, riletti tuttavia in una visione più attuale. Verde muschio, bordeaux, ruggine, blu navy e grigio cemento sono le sfumature che caratterizzano sia i cuoi lucidi che le pelli morbide.
Design italiano anni 70
Gli anni 70 rappresentano uno dei momenti più significativi del design italiano: fa riferimento a questo periodo, infatti, la nascita del radical design - detto anche Anti-design o Contro-design - nato a Firenze e celebrato durante la mostra “Italy: il nuovo paesaggio domestico” allestita al MoMa di New York nel 1972, dove vengono esposti mobili, radio, televisori, giradischi, lampadari e lampade.Artisti e designer italiani sono alla ricerca di un nuovo modo di esprimersi, e per trovarlo si affidano a forme, materiali e colori. Le linee sono sinuose, i motivi geometrici e floreali e i colori al limite del fluo.Il design anni 70, profondamente influenzato dal rifiuto hippy del consumismo e da un'attenzione all'ambiente ritrovata dopo la crisi petrolifera del '73, scopre un nuova nuova espressione anche attraverso l'architettura: tecnologie a basso consumo iniziano a fare capolino e case e appartamenti cominciano ad essere progettati con grandi finestre e lucernari che permettono l'ingresso di molta luce, per garantire un risparmio di energia. All'interno delle case italiane si introduce inoltre, in via del tutto innovativa, il concetto di “open space" e si iniziano a pensare le cucine in modo che vengano sfruttate da tutta la famiglia.In foto il divano componibile Strips di Arflex, disegnato nel 1972 da Cini Boeri. Realizzato con una fodera trapuntata completamente sfoderabile e disponibile anche nelle versioni letto e divano-letto, Strips è stato progettato con l'intento di “semplificare la vita” attraverso il massimo della funzionalità (nella versione letto, attraverso una cerniera, il letto viene completamente coperto e rifatto). Questo iconico pezzo di design ha guadagnato il premio Compasso d’oro ed è oggi esposto nei musei di varie città nel mondo, tra le quali Milano, Tokyo e New York.
Mobili di design anni 70
Gli anni 70 vantano alcune tra le creazioni più interessanti di furniture design, riflettendo in particolar modo grandi progressi nella progettazione di mobili componibili. I progettisti iniziano infatti a sperimentare il design ergonomico e l’utilizzo di materiali high tech, come plastiche e poliuretano, prediligendo linee sinuose e colori forti e sgargianti.Tra le icone più rappresentative del design anni 70, troviamo la poltrona Proust di Alessandro Mendini (in foto la versione da esterno in polietilene proposta da Magis), poltrona che lo stesso Mendini definisce “un gioiello tecnico e produttivo senza tempo”. La storia della Poltrona Proust ha inizio nel 1976, quando Alessandro Mendini pensò di realizzare un tessuto adatto al personaggio di Proust, cercando l'ispirazione nei luoghi dove visse lo scrittore.Mendini creò un vero e proprio assemblaggio, una specie di collage tra una poltrona barocca e pittura puntinista (con la quale lo scrittore era entrato in contatto), puntando a realizzare un oggetto culturalmente valido partendo da un “falso”, una poltrona kitsch 'finto antica'". Quello che ottenne fu un oggetto dalla grande energia, che diventò presto un pezzo cult del Postmodernismo.Come non ricordare poi anche le innovative poltrone Le Bambole disegnate da Mario Bellini per B&B, senza braccioli rigidi nè piedini, passate alla storia anche per la spregiudicata campagna pubblicitaria firmata da Oliviero Toscani, in cui Donna Jordan, una famosa modella dell'epoca, veniva immortalata seminuda. E ancora, naturalmente, il tavolino a tre gambe Cumano di Achille Castiglioni, talmente funzionale da prevedere la possibilità di essere – letteralmente - appeso alla parete.
Oggetti di design anni 70
Il design anni 70 era inteso non solo come la progettazione di oggetti di arredo , ma come un attivo e concreto strumento di analisi e di critica nei confronti della società. Ed è proprio per questo motivo che la presenza estetica degli oggetti realizzati negli anni 70 in molti casi risulta tanto forte ed impattante.Come nei mobili, anche negli oggetti e nei complementi le linee sono essenziali e richiamano forme geometriche. I materiali sono lucidi, freddi e spesso metallici, mentre i colori sono, ancora una volta, per lo più forti e vivaci. Gli oggetti di design che hanno fatto storia derivano quindi da un'accurata ricerca stilistica, in linea con un momento storico che ha costituito un vero e proprio ponte fra passato e futuro. Tra questi ricordiamo l'appendiabiti Sciangai di Zanotta (in foto), disegnato nel 1973 da Jonathan de Pas, Donato D'Urbino e Paolo Lomazzi, realizzato con una struttura in faggio verniciato o rovere naturale richiudibile. E ancora la lampada in alluminio Tizio di Artemide disegnata nel 1972 da Richard Sapper, la prima lampada da tavolo ad essere progettata senza fili a vista. Assolutamente indimenticabile, infine, la sedia Spaghetti Chair di Alias, progettata nel 1979 da Giandomenico Belotti. Spaghetti chair è la prima delle sedie Alias ad entrare a far parte della collezione del Museo MoMA di New York. La struttura è realizzata in acciaio verniciato o cromato, mentre la seduta e lo schienale sono prodotti nella caratteristica tessitura in tondino di pvc, più discreti nella versione trasparente e più stravaganti nelle diverse declinazioni.